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27.7.10

COSA LEGGO IN VACANZA?

Che libri consigliare per le vacanze?
Bella domanda, e se mi limitassi a dirvi cosa stiamo leggendo? Sarebbe solo il nostro punto di vista e dovreste conoscerci uno per uno per capire se ciò che leggiamo è o meno in sintonia con voi. Troppo complicato e poco affidabile. Ma una persona in vacanza, visto che ha tempo, cosa cerca nella lettura? E soprattutto: legge solo in vacanza? Anche qui, volendo rispondere in maniera un po' più approfondita, i quesiti sorgono come funghi. Come si fa a consigliare un libro in generale? Non è affare da poco, bisogna conoscere bene la persona che si ha di fronte, per soddisfarne le aspettative. Oppure dare un consiglio per genere letterario e poi ognuno pesca ciò che più gli interessa. Ecco, questa mi pare la strada più giusta.

Un saggio, un thriller nostrano (visto che la produzione italiana c'è), un thriller americano (fucina senza fondo di questo genere), un giallo classico, un romanzo d'amore ed uno di narrativa pura e attuale, un classico intramontabile ed un libro che faccia riflettere ma sia breve e intenso, un romanzo storico, una raccolta di racconti ed un libro di poesie (ma si leggono poesie sotto l'ombrellone?). Oddio, sono tanti e all'appello ne mancano ancora, senza scendere nel dettaglio dei saggi divisi per materia. Tutto nasce dalla richiesta di una mia vicina di casa in partenza per le ferie, che è in pensione da anni e di tempo per leggere ne avrebbe in quantità, ma è convinta che il momento ideale da dedicare a questa "fatica mentale" sia prerogativa della vita da spiaggia <tu che leggi, dammi un consiglio di cosa portarmi sotto l'ombrellone>.
La crema solare?

Comunque eccovi la lista delle pagine da spiaggia più gettonate (valide anche per il lago, la montagna, le città d'arte e qualsiasi altro luogo di vacanza):

- Acqua in bocca
Camilleri e Lucarelli, Ed. Minimum Fax

- Canale Mussolini (Strega 2010)
Pennacchi, Ed. Mondadori

- Acciaio
Avallone, Ed. Rizzoli

- Hanno tutti ragione
Sorrentino, Ed. Feltrinelli

- Breaking Dawn (i vampiri di Twilight)
Meyer, Ed. Fazi

- Il Fattore Scarpetta (non è un saggio su come pulire il piatto col pane!)
Cornwell, Ed. Mondadori

- Il filo che brucia
Deaver (bestseller industry), Ed. Rizzoli

- Mister Gregory (esilarante)
Modignani, Ed. Sperling & Kupfer

- L'ultima riga delle favole
Gramellini, Ed. Longanesi

Andate in libreria e fatevi guidare dall'istinto (o dalla quarta di copertina).
L'importante è leggere, se di qualità... non sarà tempo perso.

5.7.10

PAOLA C... parla dell'ultimo di V. Trevisan

-TRISTISSIMI GIARDINI-
Vitaliano Trevisan
Ed. Laterza, collana Contromano
€10,00
Trevisan colpisce ancora…E’ appena uscito questo saggio-diario del nostro scrittore vicentino che odia i vicentini, ma naturalmente non riesce a staccarsi dal proprio territorio. E meno male per noi vicentini, perché c’è davvero bisogno di una voce forte, schietta, implacabile, che gridi almeno alcune delle scomode verità che ogni giorno ci capita di osservare.

Prima di tutto il territorio: una periferia diffusa- azzeccatissima definizione. Non c’è ormai più separazione tra una città e l’altra, le periferie si sono espanse fino a compenetrarsi. Sono periferie brutte, dove spesso si vedono costruzioni che insultano la bellezza del territorio naturale, delle colline a vigneto, dei centri storici antichi dove ancora si conserva un’architettura semplice di grande bellezza.

Poi il ritmo della vita di questo territorio, scandito dai secondi: qui lavoriamo con i secondi! Dice una voce riportata dall’autore. Le merci, gli uomini circolano, come in un formicaio laboriosamente impazzito.

Poi le abitazioni, le villette di periferia, dai giardini omologati: prato inglese, acero giapponese, ulivo deportato..laddove un tempo c’erano gli orti. Ma oggi nessuno ha più tempo per coltivarsi i pomodori, nemmeno quelle mogli degli imprenditori che, avendo delegato le incombenze materiali a cameriere e giardinieri, sono troppo indaffarate ad andare in palestra, dall’estetista, dal parrucchiere, per non parlare dello shopping.

Gli immigrati: da un lato i clandestini, di cui l’economia ha bisogno perché così sono controllabili, ricattabili e sfruttabili al costo iù basso. Dall’altro quelli che si sono integrati, che si dicono molto soddisfatti di abitare in queste zone, anche a Treviso, patria del sindaco sceriffo della lega. Anzi proprio loro a volte cambiano addiritura città perché “too much marocchino”!

C’è qualcosa però che Trevisan ama di questi luoghi: il dialetto, lingua materna che viene parlata ovunque e da tutte le classi sociali. Ma non si unisce al coro politico di quanti vogliono valorizzare la lingua e la cultura veneta “possibilmente ai ferri con 2 fette di polenta”.

Il proprio dialetto è piuttosto il modo più intimo di sentirsi a casa.

Paola C