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6.5.13

UN GRANDE CLASSICO DA CONSIGLIARE

LA PORTA
di Magda Szabò
Einaudi



LIBRO

È un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredás, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche.
La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell'alone di mistero che ne circonda l'esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell'anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti piú drammatici del Novecento.
Pubblicato in Ungheria nel 1987, ma in qualche modo disperso negli anni della transizione politica, La porta è il romanzo che ha rivelato la piú grande scrittrice ungherese contemporanea.


RECENSIONE

Ungheria, approssimativamente metà degli anni sessanta.
L'esistenza agiata e apparentemente lineare di una scrittrice di successo viene stravolta allorché nella sua vita entra, prepotentemente, Enmerenc, un'anziana donna che presta servizio come governante "tuttofare".
Visto dagli occhi della scrittrice, ci viene raccontato, attraverso episodi di vita quotidiana, e reminiscenze della vecchia governante circa il suo passato, che si svela a poco a poco non senza mantenere un alone di mistero, il rapporto tra queste due donne per un periodo di circa vent'anni. Fino alla tragica conclusione.
Ciò che sin da subito si percepisce è che rispetto ai canoni sociali precostituiti le posizioni sono completamente stravolte, chi comanda il gioco, sia sul piano dei sentimenti che della realtà pratica, è la vecchia donna, figura enigmatica e con un alone di mitologia.
La scrittrice perde via via le sue più salde certezze, tutto le viene messo in discussione, dalle convinzioni religiose al valore superiore della sua professione, alla sua stessa capacità di provare sentimenti positivi, al dubbio di non essere comunque mai in grado di operare delle scelte che la portino oltre l'ostacolo del proprio egoismo e della propria meschinità.
E alla fine persino il lettore proverà compassione e rispetto per Emerenc, coinvolto nella sua visione pura del mondo, condannando metaforicamente la protagonista narrante alle sue tristezze e alla sua solitudine.
E' un libro in cui l'autrice sembra volersi infliggere l'estrema punizione per la propria inettitudine, cercando probabilmente l'estrema consolazione della catarsi.
Confessando la propria debolezza, l'incapacità di andare oltre a manifestazioni dei propri sentimenti formali ed artefatte, l'intima convinzione di sapere quale sia la cosa giusta da fare senza riuscire mai a metterla in pratica, l'autrice trova finalmente consolazione, ben conscia che le apparentemente solide e motivate giustificazioni ai suoi comportamenti, che il resto del mondo sembra accettare e anzi ha contribuito ad erigere, da sole non sarebbero bastate a darle finalmente pace.
Simone Dato


ATTI MANCATI • M. Marchesini

ATTI MANCATI
di MATTEO MARCHESINI
Voland edizioni



LIBRO

Nel cuore di Bologna, Marco, trentenne diviso tra le incombenze giornalistiche e il tentativo di finire un romanzo, vive in una solitudine cocciuta e il più possibile asettica, fino a quando ricompare Lucia, la ragazza che lo ha lasciato qualche anno prima. Ora Lucia cerca Marco, lo assedia e lo porta in giro per paesi e campagne, a visitare i loro luoghi di un tempo, a ritrovare gli amici vivi e gli amici morti. Tra Bassa e Appennini, tra cliniche e osterie, Lucia – come una fragile ma tenace erinni – costringe Marco a rianalizzare le zone più oscure del loro passato.
Atti mancati è una storia d’amore e di suspense. È una parabola sul tempo trascorso ostinatamente a occhi chiusi e su quello vissuto a occhi spalancati. È il referto di una malattia, steso con furore analitico e insieme con uno stile semplice, da presa diretta.


RECENSIONE
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Atti mancati è un libro che fa riflettere. È una storia che scivola via come una goccia che si posa su un vetro e che cade a terra nel silenzio del mondo. “Atti mancati” vive di pause, di respiri appena accennati, di immagini sfuocate. È un ritratto sbiadito di un uomo che fatica a vivere, che si rifugia nel mondo della scrittura soccombendo alla realtà che lo circonda. Marco, il protagonista,  coltiva un amore che a stento fatica a far crescere. Si ritrova solo davanti a pagine bianche che tenta di riempire con il suo talento. Ma il vuoto permane senza che la parola scritta lo soddisfi pienamente. Lucia, la sua ragazza, vuole un uomo sicuro, pronto a prendersi le sue responsabilità ritrovando nella vita di coppia pace e felicità. Marco non sceglie il grande passo. Si rintana nelle sue riflessioni complicate sulla letteratura, sulla poesia, sul ruolo degli intellettuali nella frenetica società odierna. Preferisce appartarsi nel suo guscio senza uscire allo scoperto. Non vuole ferirsi. Poi la doccia fredda. Lucia lo lascia. Marco si ritrova allora ad affrontare il peso della solitudine. Una solitudine che lo lascia in un'apatia costante privandolo di slancio, di forza vitale. Il destino però bussa alla sua porta. Lucia entra di nuovo nella sua vita. Rompe il suo guscio fatto di abitudini noiose e stancanti. Lucia lo riporta alla vita. Lucia lo costringe a ricordare, a fare i conti con il suo passato, ad immergersi negli eventi di amicizie che si sono perse nel corso del tempo.
Lucia lo provoca, lo scuote perché vuole rivivere attimi di una memoria ormai sbiadita e dimenticata. Per lei il tempo diventa prezioso perché l'attesa è il veleno del presente, il male che la divora, la rinuncia alla vita. Lucia vuole assaporare la nostalgia. Vuole indagare e chiarire il passato per non avere più dubbi ne incertezze, per non avere conti lasciati in sospeso, per essere di nuovo felice nel suo presente anche se segnato da un'ombra che avanza minacciosa. Marco vive l'angoscia di doversi riguardare allo specchio. È costretto a fare dei bilanci della sua vita anche se si è cristallizzato nella sua bolla di pensieri.
Atti mancati procede a rilento. Vuole entrare nei meandri della memoria per ripercorrere, passo dopo passo, ogni scena determinante della vita dei protagonisti. Nel romanzo manca  dinamismo. Le riflessioni e le conversazioni con l'intellettuale Pagi, amico di Marco, bloccano il flusso narrativo impedendo al lettore di immergersi completamente nella storia. È un romanzo troppo cerebrale. Anche se ben scritto e con una prosa di notevole pregio artistico, Atti mancati risente di un intellettualismo letterario che nuoce alla storia privandola di emozione, di empatia e di slancio. Marco sembra non decollare mai. Sembra cadere nel vuoto. Sembra perdersi senza mai ritrovare una strada che lo riconduca ad una serenità certa, definitiva. Forse l'autore, Matteo Marchesini, vuole lasciare tutto in sospeso come una goccia che, cadendo dalle nuvole, non sa dove posarsi... . Una goccia che si abbandona alla sorte, che scorre senza fare il minimo rumore.
Jader Girardello