
di Andrea Paolucci
Gorilla Sapiens editore
Collana: Caramella Acida
LIBRO
Una raccolta di racconti per esplorare il mondo della discoteca, con le sue luci e, soprattutto, i suoi punti d’ombra. Stralci di vite movimentate, sempre all’affannosa ricerca del puro divertimento, ma anche costrette a confrontarsi con realtà difficili. Con leggerezza e ironia talvolta pungente, Andrea Paolucci tratteggia a rapide e intense pennellate gli universi paralleli di ragazzi un po’ sbandati, ma a modo loro onesti e di buona volontà! Il tutto raccontato con un linguaggio sorprendente, preso dalla strada e lavorato con fantasia e originalità uniche.
Dalla quarta:
Ci sono amicizie difficili, soldi facili, strade di periferia e serate storte. E magari in una serata storta ti perdi tutto: gli amici i soldi la strada. Per ritrovarli andresti ovunque, prenoti un biglietto per l’universo. E parti alla velocità della luce strobo, viaggi sulla spinta propulsiva della musica tecno. L’universo è dentro una pasticca che vorticosamente ruota sulla lingua; e quella striscia di polvere bianca è senza dubbio la coda di una cometa. [...]
L'ABBIAMO LETTO E...
Andrea Paolucci sa come conquistare l'attenzione di un
lettore. La prosa coinvolgente porta il lettore dentro la storia, nel puro
sballo della droga. Paolucci è sincero, avvincente. Si riesce ad entrare nelle
vicende, sembra quasi di provare tutta quella frenesia di una serata in
discoteca: luci colorate, ammassi di corpi sudati, spacciatori poco
raccomandabili, tossici in cerca di droga... Nell'estasi i personaggi ritrovano
la loro dimensione. Seguono la musica, vanno oltre l'universo sensibile. Essi agiscono di pancia. È l'istinto
che li muove. La ragione prende la parola solo alla fine quando i giochi sono
già stati fatti, quando tutto ritorna alla calma del giorno.
In “Wuh!” la notte
regna sovrana. I personaggi sono stelle comete: brillano per poi unirsi con
l'oscurità che li ha generati. Sono universi che si aprono verso l'infinito,
sono pianeti alla ricerca di nuove orbite da esplorare, sono il viaggio
all'interno del caos della quotidianità. Riescono a cogliere il kairòs, l'attimo che fugge con una paradossale dose di folle lucidità. “Wuh!” è
esplorare il proibito, buttarsi nell'eccesso, cogliere la dilatazione dello
spazio e del tempo. Le luci
della città si tuffano nella notte. La discoteca diventa il tempio del sacro e
del profano in cui eccesso e peccato si mascherano, assumono forme diverse,
danzano nel ballo delle apparenze. La Musica batte il ritmo del mondo, dei
corpi eccitati, del sesso facile pronto a scatenarsi in pista. La musica
tecno unisce i vari racconti
perché è lo sfogo, la rabbia, la voglia di liberarsi dal peso della vita
quotidiana di questi personaggi. Ognuno cerca la sua libertà o come dice Paolucci i suoi “paradisi
personalizzati”, paradisi a volte costruiti con l'illusione della droga. Sono
paradisi difficili perché hanno sfumature oscure. Perché dalla realtà non si
può sfuggire ma bisogna affrontarla con coraggio e con volontà. Lo sanno bene
Rick e Nico, i protagonisti del racconto “Cento e non più cento”, che,dopo
essere riusciti a vendere la loro droga durante il party in discoteca, si
accorgono che quella non è la loro vita. Essere arrestati dalla polizia è un
incubo e la droga non dà potere ma solo incertezze sul futuro.
Sono trame
avvincenti quelle intessute dall'autore. Strizzano l'occhio alla follia. Forse
è per questo che piacciono.
L'eccesso e l'oscurità attraggono. Ammaliano perché
sono intrise di mistero. E il mistero è nascosto nell'angolo poco illuminato di
un lampione. Il lettore può
partire insieme alla navicella dei folli. Può proseguire il suo viaggio
per le strade impervie di una Roma ambigua, terribile ma, nello stesso tempo,
affascinante. Esiste allora una morale dietro a tutte queste storie di frenesia
e sballo? La domanda trova
risposta forse alla fine del libro quando Armando, un ragazzo abituato alle
serate in discoteca, si va a confessare dal prete citando in causa Dio. Armando
dice che “Dio vede ogni cosa e sa tutto, quindi, anche se mi passo le
discoteche con un arsenale di droga e compagnia bella, sa pure che sono un
bravo ragazzo. Almeno lo spero. I conti li farò con lui alla fine.” Armando si
rivolge a Dio in modo personale ed intimo. Sa che, per espiare le sue colpe,
non c'è bisogno solo di un prete e della sua benedizione ma anche di una
riflessione sincera e vera nei confronti di se stesso. Un sé che, pur
annebbiato dalla droga, cerca comunque di ritrovarsi anche nei meandri oscuri e
nelle strade difficili che la vita ci porta ad affrontare. È un Io che deve
ritrovare la sua autenticità anche se persegue la via sbagliata. Le pecorelle
smarrite possono ritrovare la luce. Non è forse questo il messaggio cristiano?
Unico lato che forse è stato trattato marginalmente nel
libro è la difficile condizione dei tossicodipendenti. È facile cascare nel
tunnel della droga ma è molto difficile uscirci. Sarebbe stato bello raccontare
le disavventure, le difficoltà che provano quei ragazzi nel cercare di superare
lo scoglio della dipendenza. In
“Wuh!” quello che manca è forse una storia di speranza, di rivalsa, di
indipendenza dalle sostanze stupefacenti. Si può vivere anche senza. Ci si può
“fare di vita” e di entusiasmo. Per il resto Paolucci è un abile scrittore.
Attendiamo con curiosità il suo nuovo lavoro.
Jader
G.
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