CONTATTACI => mail spritzletterario@libero.it - ufficiostampa.spritz@libero.it - spritz.poesia@libero.it - 338.2537578

6.5.13

UN GRANDE CLASSICO DA CONSIGLIARE

LA PORTA
di Magda Szabò
Einaudi



LIBRO

È un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredás, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche.
La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell'alone di mistero che ne circonda l'esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell'anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti piú drammatici del Novecento.
Pubblicato in Ungheria nel 1987, ma in qualche modo disperso negli anni della transizione politica, La porta è il romanzo che ha rivelato la piú grande scrittrice ungherese contemporanea.


RECENSIONE

Ungheria, approssimativamente metà degli anni sessanta.
L'esistenza agiata e apparentemente lineare di una scrittrice di successo viene stravolta allorché nella sua vita entra, prepotentemente, Enmerenc, un'anziana donna che presta servizio come governante "tuttofare".
Visto dagli occhi della scrittrice, ci viene raccontato, attraverso episodi di vita quotidiana, e reminiscenze della vecchia governante circa il suo passato, che si svela a poco a poco non senza mantenere un alone di mistero, il rapporto tra queste due donne per un periodo di circa vent'anni. Fino alla tragica conclusione.
Ciò che sin da subito si percepisce è che rispetto ai canoni sociali precostituiti le posizioni sono completamente stravolte, chi comanda il gioco, sia sul piano dei sentimenti che della realtà pratica, è la vecchia donna, figura enigmatica e con un alone di mitologia.
La scrittrice perde via via le sue più salde certezze, tutto le viene messo in discussione, dalle convinzioni religiose al valore superiore della sua professione, alla sua stessa capacità di provare sentimenti positivi, al dubbio di non essere comunque mai in grado di operare delle scelte che la portino oltre l'ostacolo del proprio egoismo e della propria meschinità.
E alla fine persino il lettore proverà compassione e rispetto per Emerenc, coinvolto nella sua visione pura del mondo, condannando metaforicamente la protagonista narrante alle sue tristezze e alla sua solitudine.
E' un libro in cui l'autrice sembra volersi infliggere l'estrema punizione per la propria inettitudine, cercando probabilmente l'estrema consolazione della catarsi.
Confessando la propria debolezza, l'incapacità di andare oltre a manifestazioni dei propri sentimenti formali ed artefatte, l'intima convinzione di sapere quale sia la cosa giusta da fare senza riuscire mai a metterla in pratica, l'autrice trova finalmente consolazione, ben conscia che le apparentemente solide e motivate giustificazioni ai suoi comportamenti, che il resto del mondo sembra accettare e anzi ha contribuito ad erigere, da sole non sarebbero bastate a darle finalmente pace.
Simone Dato


Nessun commento: